giovedì 1 marzo 2018

Lettere da Zombia (in viaggio per Livorno)

(...povera Albini! Io non ce l'avevo con lei, per carità! Ottima persona, il confronto era stato civile. Nulla a che vedere, in effetti, con il comportamento scorretto e rivoltante della sua compagna di partito che per motivi strumentali di bassa cucina politica aveva avallato e rilanciato il gossip di chi, non capendo un mio tweet, mi aveva dato del negazionista - a proposito: mi dicono che da senatore querelare è poco elegante, per cui le querele (per diffamazione, e per minacce gravi) partiranno tutte sabato, visto che le cose credo proprio andranno come devono andare: poi mi scuserete se non avrò modo di ritirarle, ma il da fare sarà tantissimo... Tuttavia, nonostante lei fosse e sia senz'altro un'ottima persona fino a prova contraria come tutti, il suo tentativo di chiamarsi fuori da una stagione politica estremamente buia per la sinistra italiana, quella della totale subalternità al progetto montiano, non ha sortito un ottimo effetto. Purtroppo, a sinistra non hanno proprio capito quale enorme laboratorio di pensiero è questo blog, e nemmeno, banalmente, quanti siamo! Sicché, alla supponente difesa dell'on. Albini (il blog "non affollatissimo", ecc.) è seguito uno scrupoloso lavoro di indagine dei miei lettori, cioè vostro, dal quale sono emersi reperti veramente strabilianti, fra i quali un bel voto favorevole al pareggio di bilancio in Costituzione (che, va detto, venne votato all'epoca anche dalla Lega ma sul quale occorrerà evidentemente tornare una volta avuti i numeri: peraltro, noi diciamo, e abbiamo anche espresso per tabulas, di voler violare il parametro del 3%, quindi anche quello dello 0%, visto che per noi 2+2=4 e quindi 3>0, mentre tutti gli altri ossequiano la logica delle cosiddette coperture, che Liberi e Uguali vuole garantire con una patrimoniale - come da dichiarazioni di Maria Cecilia Guerra nel noto dibattito). Risulta anche una serie di appassionati compitini, come quelli che ci ha collezionato un amico che vi invito a seguire: nella trepida attesa dell'on. Albini per la votazione che, con senso di responsabilità, avrebbe - secondo lei - cambiato le sorti del paese, si legge tutta l'impreparazione di una sinistra che ha preteso di essere marxista per evitare di essere keynesiana, condannandosi a essere pre-keynesiana, cioè, in buona sostanza, hayekiana o pinochettiana - che poi è la stessa cosa, e alienandosi così definitivamente il consenso della sua pretesa base. La ridotta Toscana forse terrà, l'on. Albini forse verrà riconfermata - chissà! - ma certo non riceverà lettere come questa, che ho ricevuto qualche giorno fa da Zombia, dove andai a spiegare una cosa che a sinistra proprio non volevano capire - tant'è che l'ultima persona che ho sentito parlare di "esercito industriale di riserva" è stata Giancarlo Giorgetti ad Avezzano, e con perfetta cognizione di causa...)

Caro Alberto,
 

ho appena appreso la notizia della tua candidatura all'interno delle fila della Lega cosa che inevitabilmente porterà a polemiche, chiacchiericcio e gossip da bar di periferia. Nessuno, e ribadisco nessuno, si domanderà perché mai un uomo (un vero uomo libero) che per anni ha parlato in televisione di "lotta di classe", "imperialismo", "comunismo", che ha nominato più e più volte Lenin, Marx (dimostrando di averli letti, cosa che tra i miei "simili" è divenuta una casualità praticamente prossima allo zero) sia dovuto trasmigrare in una formazione che non è "de sinistra". Non si chiederanno mai perché questo sia successo, non sentiranno mai le tue (puntuali, oneste e realistiche) motivazioni, se ne fregheranno del perché i più capaci figli del popolo siano oramai altrove da quella che fu "aaasinistra". Del resto chi non si pone l'obiettivo reale di governare, di dirigere e di rivoluzionare realmente i processi, ma si limita a vivacchiare nello sloganismo da perenne opposizione, sceglie ovviamente di non decidere, di non rischiare, di non  abbandonare il 900 ma di rimanerci dentro conservando gelosamente quella pseudo identità che quel periodo storico riesce ancora a garantire a degli spossati che pretendono di fare politica senza conoscerne l'abc: ovvero il processo dialettico. Gente che si è messa in testa di superare scientificamente il capitalismo (definizione sconosciuta ai più del comunismo) non quello dell'italia del 2018 ma quello russo del 1917 (nei casi peggiori il 68 de noantri) e che pensa che ripetendo in maniera compulsiva gli slogan (anzi la parte di comodo degli slogan)  dei "maestri" questi possano risolvere i problemi di una società (quella attuale) che nemmeno i maestri stessi avrebbero potuto pensare di immaginare (e quindi di cambiare).
 

Il percorso per la giustizia sociale è un percorso lungo ed articolato ed è tanto più articolato e complesso tanto più la società si complica e si "capitalizza"  e quindi lascia sempre meno spazi per scelte ortodosse o "etiche". Una banale cosa che i comunisti Cinesi hanno capito, e quelli occidentali no.
 

Nessuno metterà mai sul piano della discussione l'enorme delusione per chi come (anche ) me si è trovato nel deserto della proposta politica "de sinistra" (tutta) fatta di principi non riproducibili per masse di lavoratori impoveriti o disoccupati, facendo maturare in persone come me l'idea che per noi poveri operai essere di "sinistra" è un essere che non ci possiamo permettere, e oltretutto nemmeno ce lo vogliamo permettere. Nessuno conosce la sofferenza di chi ha dovuto tagliare di netto le proprie radici con il 900, con la tradizione, con la famiglia e con i ricordi, con gli amici, con la maglietta del Cheguevara, con le manifestazioni e con tutto il bagaglio culturale/sociale che lo ha accompagnato da una vita. Nessuno sa quanto costa mettersi in testa di farla per davvero sta rivoluzione, quanto sia costata (se solo si fossero letti) ai "maestri" che l'hanno fatta davvero, che terribili decisioni abbiano dovuto affrontare, che livello di critiche abbiano dovuto sorreggere. Niente, nessuna domanda sensata sarà fatta, nessuna analisi degna di nota, nessuno che farà la giusta osservazione: "ma perché abbiamo lasciato Bagnai alla Lega?".
Posso solo ringraziarla per tutto quello che ha fatto da quando ha iniziato la sua opera di divulgazione.
 

Un operaio facchino Comunista


(...ex multis. Tuttavia, permettetemi di dire una cosa, anche all'amico che mi ha scritto questa lettera molto commovente, anzi, due. Sì, vorrei fare due commenti sul "lasciare Bagnai alla Lega!", frase che capisco, ma nella quale ravviso due lievi imprecisioni. La prima è nell'intonazione - ma c'est le ton qui fait la musique! Vorrei far sommessamente notare che la Lega è un partito come gli altri, fatto di persone che magari hanno opinioni diverse da quelle di altri, ma pari diritto di esprimerle - su questo torno dopo - e che sono per lo più persone normali, come lo sono io. Quindi, non vorrei che pensaste che stare con loro sia per me un grande sacrificio. Direi che è piuttosto un onore - e un sollievo - essere accolto con tanta deferenza e tanta partecipazione in una squadra di persone normali che vogliono fare una cosa normale: opporsi democraticamente a un sistema di governo che ha devastato il paese. Poi, c'è un'altra cosa che vorrei dire. La sinistra non ha lasciato alla Lega "Bagnai". Sì, certo, con una prova di insipienza tattica all'altezza della loro insigne tradizione questi gnucchi si son fatti il nemico sbagliato, che ha il sopravvento tecnico e comunicativo - come la vicenda dell'Albini ahimè dimostra! Ma il punto non è tattico, bensì strategico. Io le ricordo le conversazioni con Fassina e D'Attorre, quando - a dire il vero non da solo - cercavo di far capire che ci si doveva occupare di immigrazione, o di Europa. E la risposta era sempre la stessa: "Ma questo è un tema di Salvini!" Ora, a parte il fatto che fra quando io - e altri - siamo entrati nel dibattito e quando questi temi sono (per fortuna) diventati temi "di Salvini" son passati tre anni (perché era il 2010 quando un mio amico andò da Ferrero a dirgli che occorreva prepararsi al disastro, ed era anche il 2010 quando io scrissi il primo articolo di critica all'Europa su sbilanciamoci), voi capite bene quanto castrante sia questa strategia: quella che consiste nel valutare i problemi non in base all'impatto che hanno sulle persone, ma in base all'appartenenza di chi li porta nel dibattito. L'immigrazione non è un problema "di Salvini", è un problema della povera gente (inclusa quella che arriva). L'Europa non è un problema "di Salvini", è un problema dei lavoratori (inclusi quelli che partono).

Insomma, per sintetizzare, la sinistra non ha lasciato Bagnai alla Lega, le ha lasciato molto di più: le ha lasciato il monopolio della proposta concreta sui temi dei quali lei sarebbe nata per occuparsi! Detto ancora in un altro modo, io non ho cambiato schieramento: io sono sempre stato con la mia gente e per la costruzione di una società più equa. Non sono io ad essermi spostato a destra: sono stati loro, col pareggio di bilancio in Costituzione, col jobs act, e con tutte le altre porcate espressamente richieste dalla Bce, a spostarsi progressivamente verso posizioni neoliberiste. Quelle posizioni che solo un partito disposto a arginare la globalizzazione finanziaria può contestare efficacemente.

Quindi, ora, cosa volete da me?

Riflettano a questo i lavoratori di Livorno che, a quanto mi si dice, vogliono boicottare il nostro incontro di stasera sulla base del fatto che noi saremmo xenofobi. Ottimo argomento! Mi ha colpito molto, leggendo Michéa, il resoconto di un esponente del movimento operaio francese del XIX secolo, che suscitò un certo scandalo perché ai suoi dibattiti desiderava che tutte le opinioni fossero espresse, e a questo scopo invitava perfino i veri antisemiti (non i pretesi "xenofobi"). Il suo argomento era limpido, e, peraltro, da me sempre applicato: se loro hanno torto, lasciamo che espongano le loro ragioni fallaci: questo sarà il modo migliore per sconfiggerle. Se ci fate caso, la stessa cosa si può dire dell'eurismo. Guardatevi ad esempio questa collezione di perle! Cosa c'è di più efficace per apprezzare l'inconsistenza logica degli argomenti euristi, e anche, in alcuni casi, quella etica dei loro sostenitori?

Ma con il passaggio dal movimento operaio, che mirava a ottenere un'esistenza libera e dignitosa per i lavoratori, alla "sinistra", che volgeva lo sguardo alle magnifiche sorti e progressive dei diritti civili e del cosmopolitismo, c'è stata una evidente involuzione. Da alfiere della libertà di pensiero, la sinistra è diventata lanzichenecca del politicamente corretto, ovvero, per dirla come sta, dell'idea che alcune opinioni non devono essere espresse.

Inutile farvi notare come questa sia un'ammissione di debolezza: non si permette che certe opinioni vengano espresse perché si teme che esse convincano gli elettori. Si affianca a questa idea fascista e controproducente l'altra idea ugualmente fascista che tutte le opinioni siano uguali. Non è così. Tutte le opinioni devono poter essere espresse, ma questo non significa che esse abbiano tutte uguale valore. In materia economica, la mia opinione, con tutto il dovuto rispetto, non vale quanto quella di un gazzettiere qualsiasi, laureato se va bene in niente e se va male in lettere. Non funziona così: dare a qualsiasi qualunquologo il diritto di mentire e disinformare senza contraddittorio e senza possibilità di rettifica, mentre si dà per scontato che chi mente abbia anche il sacro diritto di definire lo spettro delle opinioni esprimibili, è fascismo per il semplice motivo che inquina la democrazia, come ho diffusamente spiegato ne "L'Italia può farcela".

E ora l'Italia sta per farcela. Il 4 marzo voterete Lega, dopo di che sarà finito il tempo dei sette contro uno nei dibattiti televisivi, sarà finito il tempo dei dati statistici inventati dai quotidiani, sarà finito il tempo della propaganda fatta contro di noi ma coi nostri soldi. I compagni di Livorno non sono cattivi: sono disinformati. Auspico che dopo il 4 marzo possano farsi un'opinione più equilibrata e responsabile delle cause del loro disagio economico...)

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